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Archives for February 2016

Come si produce il colesterolo.

28/02/2016 by francoconti Leave a Comment

La sintesi del colesterolo avviene nel fegato a partire da un composto chimico chiamato acetil coenzima A che ogni cellula può ottenere dal glucosio e dai trigliceridi.

Questo è già un primo motivo che ci fa pensare che siano questi due elementi quelli che ci devono preoccupare negli alimenti e non il colesterolo presente in essi.

Poi serve un enzima, cioè una proteina che funge da catalizzatore di una reazione, che la fa avvenire.

Questo enzima si chiama

idrossi-metil-glutaril coenzima A reduttasi (HMGCoA reduttasi),

che d’ora in poi chiameremo enzima del colesterolo.

Questo enzima può essere indotto, quindi stimolato e quindi la produzione di colesterolo aumenterà oppure inibito e di conseguenza la produzione sarà minore.

Tra le sostanze che lo stimolano la più importante è l’insulina, altra cosa che ci fa capire che tra gli alimenti da tenere sotto controllo per modulare la colesterolemia ci sono quegli alimenti che fanno innalzare la glicemia, quindi cereali raffinati, pane bianco, pasta bianca, l’amido delle patate, insomma tutti quegli alimenti ad alto indice e carico glicemico che scissi nell’intestino rilasciano glucosio.

Invece tra le sostanze che inibiscono l’enzima del colesterolo ci sono alcuni farmaci chiamati statine.

Ma anche altre sostanze come l’acido butirrico che si produce dalla fermentazione delle fibre nell’intestino durante la digestione inibiscono tale enzima, e questo è il motivo per cui la fibra alimentare ha una azione ipocolesterolemizzante.

IL colesterolo prodotto deve raggiungere tutte le cellule del nostro organismo per svolgere le diverse funzioni che gli spettano, e per farlo deve essere distribuito attraverso il sangue, ed è quando circola nel sangue che possono iniziare i problemi.

Filed Under: colesterolo Tagged With: acetilcoenzimaA, acido butirrico, enzima del colesterolo, insulina

Da dove proviene il colesterolo?

21/02/2016 by francoconti Leave a Comment

Una volta si pensava che il colesterolo che abbiamo nel nostro corpo derivasse principalmente dal colesterolo contenuto nella dieta.

Oggi sappiamo che non è così, sappiamo che la sua sintesi avviene principalmente nel fegato per circa l’80/90%, che corrisponde a circa 1/2 grammi.

Per contro è solo per il 10%, al massimo per il 20, quindi 0,1 fino a 0,3 grammi,  per chi mangia tremendamente male, la percentuale che può derivare dal colesterolo contenuto nei cibi.

La quantità totale di colesterolo nel corpo umano è di circa 150 grammi

Visto che abbiamo detto che il colesterolo alimentare incide solo per il 10%, massimo 20% nei casi peggiori, sulla colesterolemia totale, potrebbe sembrare un controsenso dire che esistono degli alimenti che posso abbassare questo dato.

Invece ciò è possibile se si capiscono i processi di produzione endogena del colesterolo e l’influenza che gli alimenti hanno su di essi.

E se c’è qualcosa che negli alimenti fa salire la colesterolemia, questi sono gli zuccheri e i trigliceridi saturi.

Vediamo perchè.

L’ormone insulina attiva l’enzima che costruisce il colesterolo nel fegato.

L’insulina, viene rilasciata dopo aver mangiato alimenti contenenti glucosio, infatti cosa avviene se mangiamo un panino bianco fatto con farina raffinata?

Gli amidi che lo compongono arrivati nell’intestino vengono assorbiti come molecole di glucosio che fanno salire alle stelle la glicemia, cioè la concentrazione di glucosio nel sangue.

Per far calare la glicemia il pancreas rilascia l’insulina, che attiva l’enzima del colesterolo, quindi il risultato che otteniamo mangiando cereali raffinati è quello di incrementare la sintesi di colesterolo.

Quindi si può capire come una baguette possa fare più danni che con una frittata di 4 uova, in quanto l’uovo contiene anche le lecitine che non permettono che il colesterolo che contengono venga assorbito in quantità per noi dannose.

Abbiamo quindi sfatato un luogo comune secondo cui le uova sarebbero la prima causa dell’innalzamento della colesterolemia.

E’ assolutamente falso, anzi bisogna sapere che non ha senso limitare il consumo di un ottimo alimento come le uova a due alla settimana come ancora oggi molti medici prescrivono, infatti anche mangiando due uova al giorno la colesterolemia non salirà mai.

Dalla conoscenza di questi processi si può anche capire come non siano tanto gli alimenti di origine animale a generare un’alta produzione di colesterolo da parte del fegato, ma sono gli alimenti di origine vegetale come i cereali.

Parliamo quindi di pane, di pasta, di crackers, di biscotti, di torte, di merendine, di fette biscottate.

Tutti questi prodotti farinacei raffinati sono i veri responsabili dell’aumento di colesterolo, per il processo che abbiamo visto prima.

In particolare responsabile di questo aumento è l’amido, contenuto nei cereali e anche nelle patate.

La situazione è peggiorata dal fatto che nel mondo occidentale è diffusissima l’alimentazione con cereali raffinati, preparati con farina bianca raffinata, cioè preparata con chicchi ai quali vengono levate le parti migliori come il germe, che contiene gran quantità di minerali e vitamine e la crusca che svolge di nuovo azione anticolesterolemizzante.

Filed Under: colesterolo Tagged With: assorbimento, colesterolo, insulina

Una vitamina sempre più famosa.

13/02/2016 by francoconti Leave a Comment

La fama della vitamina D sta crescendo sempre più rapidamente in quanto risulta efficace nella prevenzione e nella cura di molte malattie.

Recentemente anche la comunità scientifica discute molto del ruolo della vitamina D ed essa si sta sempre più delineando come una sostanza caratterizzata da una serie di funzioni che la rendono unica .

La vitamina D è un ormone erroneamente definito vitamina, che non possiamo assumere con gli alimenti in quantità tale da coprire i nostri fabbisogni.

La sua forma attiva più importante è il colecalciferolo, ovvero la vitamina D3.

La sua storia nasce nel 1919 quando si scopre che i bambini affetti da rachitismo guarivano con l’esposizione al sole.

Per poterla produrre abbiamo bisogno di esporci al sole, in modo particolare alla radiazione ultravioletta B, che è una radiazione molto calda, quella che colpisce la terra tra le 11,30 e le 15,00, quando il sole è proprio allo zenit, cioè sopra di noi.

Questo perchè è una radiazione corta e se il sole è più lontano non arriva a colpire la superficie della pelle in modo adeguato.

Questa radiazione crea un arrossamento e colpisce le molecole di colesterolo che abbiamo sulla superficie della pelle, le trasforma nella previtamina D che entra in circolo e che viene poi trasformata dal fegato e da altri organi nella forma ormonalmente attiva, che è un potentissimo modulatore del 3% del genoma umano.

La funzione più conosciuta della vitamina D è quella di favorire l’assorbimento del calcio per la salute delle ossa, pensiamo all’importanza enorme per i bambini che devono costruire lo scheletro e per gli anziani che devono contrastare l’osteoporosi.

Ma accanto a questa la vitamina D svolge tante altre funzioni che si stanno rivelando di grande importanza.

La vitamina D modula l’espressione del 3% del genoma umano.

Da più studi risulta il suo ruolo nell’arrestare lo sviluppo dei tumori.

Sappiamo che l’incidenza di tumori è maggiore laddove vi è meno sole e si muore anche di più rispetto a paesi dove c’è più sole.

La vitamina D gioca un ruolo fondamentale nell’inibire la crescita delle cellule, nell’inibire la neoangiogenesi cioè la creazione di nuovi vasi sanguigni che alimentano il tumore in formazione, nel determinare l’apoptosi delle cellule, cioè la loro morte.

Inoltre regola il funzionamento del sistema immunitario.

Evita che il sistema immunitario svolga un’azione eccessiva nei confronti delle nostre stesse cellule, e quindi sembra condizionare l’insorgenza e lo sviluppo delle malattie autoimmuni (asma, diabete di tipo 1, artrite reumatoide, sclerosi multipla..)

Altro ruolo della vitamina D è la prevenzione cardiovascolare, infatti i dati ci dicono che chi ha elevati livelli di vitamina D nel sangue ha ridottissime probabilità di sviluppare eventi cardiovascolari come infarto, ictus, ipertensione.

Svolge anche un positivo controllo della glicemia ed è implicata nello sviluppo del sistema nervoso centrale.

I bambini che nel primo anno di vita hanno bassi livelli di vitamina D hanno difficoltà respiratorie e più infezioni virali.

Si trova in pochi alimenti, come per esempio in alcuni pesci grassi o nei funghi, ma come detto prima questo apporto non è sufficiente, ce la dobbiamo costruire con l’esposizione al sole.

A causa di tutte queste caratteristiche uniche, in ambito medico si discute sempre di più dell’importanza della supplementazione di vitamina D.

Il dosaggio siero della 25OH vitamina D ci può dire chi sono i pazienti ipoavitaminosici, cioè chi ha una carenza di vitamina.

Poi ci sono le persone a rischio, cioè chi può andare incontro ad una carenza di vitaminaD, quindi i pazienti anziani soprattutto chi vive in istituto o chi ha condizoni cliniche più sfavorevoli, giovani che vivono poco all’aria aperta o per malattia o per condizioni di vita anche lavorativa.

Il cut off che definisce la carenza è di 30 nanogrammi per millilitro.

Va usato colecalciferolo, perchè è la forma che l’organismo riesce meglio a convertire nella forma attiva metabolicamente.

La dose da utilizzare può variare in funzione di vari parametri.

Dosi standard sono 1.000 unità giornaliere per una persona che fa un po’ di attività fisica, che prende il sole ogni tanto.

Negli anziani si usa fare un carico di 100.000 unità per poi fare una mantenimento sulle 2.000 unità al giorno.

Non ci sono rischi legati ad un’assunzione anche elevata di vitaminaD, per i dosaggi usualmente utilizzati.

Filed Under: vitamine Tagged With: apis mellifica, calcio, colecalciferolo, tumori, ultravioletto b, vitamina d

Vuoi sapere se rischi un infarto o un ictus a causa dei tuoi valori di colesterolo?

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Franco Conti, farmacista, maratoneta, fondatore del sito "blogdelfarmacista.com" Read More…

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